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Chiese - Monumenti

Il primo documento storico che riguarda Bivona risale al 1160, al tempo di re Ruggero II e dei suoi successori Guglielmo I e Guglielmo II. In tale periodo era un semplice casale abitato da popolazione musulmana che lasciò tracce evidenti nella fonetica, nel dialetto (hanèa) e nella toponomastica locale (Giddia, Karnicola, Mailla, canfuto). Divenuta nella seconda metà del secolo XII uno dei principali abitati della Sicilia centro-meridionale, Bivona fu infeudata alla fine del Duecento. Risalgono a tale periodo l'antica Chiesa Madre, dal magnifico Portale Gotico-Chiaramontano, e il castello, che venne ricostruito nel 1359 dall'ammiraglio Corrado Doria. Passata in feudo dai Chiaramonte ai Peralta e all'inizio del Quattrocento, ai Luna, la città venne coinvolta nella contesa che nel XV e XVI secolo oppose quest'ultima famiglia ai Perollo e che si concluse sanguinosamente nel 1529 col famoso Secondo Caso di Sciacca.
Il secolo XVI fu per Bivona il periodo di maggiore splendore. Elevata a città ducale (1554), raggiumse gli 8.000 abitanti, godette di una notevole floridezza economica e si arricchì di complessi conventuali e monastici, edificati dai numerosi ordini religiosi che si stabilirono nella città: il Convento dei Carmelitani il Convento dei Carmelitani (XIV secolo), dei Dominicani (1490), degli Osservanti (1500), il Monastero delle Benedettine (XV secolo), il Convento dei Cappuccini (1572), il Collegio dei Gesuiti (inizi del XVII secolo), ed il Convento estraurbano degli Eremiti Agostiniani (1614), che venne edificato nei pressi della Madonna dell’Olio. Nel Seicento iniziò per Bivona una lenta decadenza economica e demografica, in cui ebbe gran peso la fondazione di un gran numero di nuovi centri abitati nelle sue vicinanze, ma che non impedì la costruzione di nuove chiese e palazzi nobiliari e l’ampliamento ed il restauro di quasi tutti i fabbricati religiosi. Nel 1812, abolita la feudalità, Bivona venne prescelta come capoluogo di Distretto e dal 1818 al 1927 fu sede prima di Sottintendenza e poi di Sottoprefettura, divenendo un importante centro amministrativo per altri 12 Comuni dell’ entroterra dell’agrigentino. A partire dagli ultimi anni sessanta la città è diventata sede di numerose scuole e centro di servizi della zona montana. La sua risorsa principale è, in agricoltura, la coltivazione del pesco.

Tra i luoghi e monumenti di interesse distinguiamo tra quelli religiosi, civili e militari. Numerosissime sono le architetture religiose che ancora oggi riempiono il paese tra i più importanti possiamo annoverare: Chiesa madre chiaramontana (del XIII secolo), stile gotico, di cui rimane solo il portale della facciata principale; Chiesa di San Bartolomeo (del XIII-XIV secolo), di cui rimane il portale della facciata principale,in stile barocco; Chiesa di Santa Rosalia (del XIII-XIV secolo), con portale in stile barocco, con all’interno il fercolo della statua della santa (1601), un crocifisso ligneo, alcune tele sette-ottocentesche, una piccola botola per accedere al tronco della quercia sotto la quale si ritiene che la santa era solita prepararsi; Chiesa dell’Annunziata (del XIV secolo) che custodisce alcuni dipinti eccelsi; Chiesa di San Sebastiano (del XIV-XV secolo) che presenta un portale tardo rinascimentale – manierista; Chiesa di San Paolo ( del XV secolo), con portale in stile barocco del XVII secolo e all’interno decorazioni, statue e tele settecentesche; Chiesa di Santa Maria di Loreto (del XV secolo) una delle più grandi chiese di Bivona; Chiesa di Santa Maria di Gesù (del XVI secolo), di cui rimangono solamente i ruderi, originariamente in stile gotico e ristrutturata nel Settecento; Chiesa di San Giacomo maggiore o dei Cappuccini (del XVI secolo) che conserva numerose lapidi funerarie e una grande tela cinquecentesca della Madonna degli Angeli sull’altare maggiore; Chiesa madre Mater Salvatoris (del XVI secolo), edificata dai padri gesuiti e ampliata nel Seicento, nel 1781 divenne la nuova chiesa matrice; Chiesa di Sant’Isidoro Agricola (del XVII secolo), edificata dai cittadini in seguito a pessime annate agricole in onore di sant’Isidoro, protettore degli agricoltori, priva di elementi decorativi; Santuario della Madonna dell’Olio che nel 2008 è stato inserito nella Carta regionale dei luoghi dell’identità e della memoria della Regione siciliana. Tra gli edifici religiosi troviamo anche la cappella della Madonna della Sprescia. Non potevano mancare i conventi: Convento dei Carmelitani del XVI secolo per i carmelitani e in un secondo momento sede dalla Congregazione delle suore agostiniane ed inseguito sede della biblioteca comunale; Convento dei Domenicani del XV secolo; Convento dei Cappucini del XVI secolo; Monastero delle Clarisse del 1585 e Collegio dei Gesuiti del XVI secolo.

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